Giugno 2017
Firenze, la mia Firenze. Una città che non lascia spazio a delusioni in fatto di arte.
Tengo ben strette le ore passate seduto a Piazzale Michelangelo, le lunghe camminate nel centro storico, i magici tramonti sul Lung’Arno e tutto quel via vai di persone,di suoni,di artisti e di venditori ambulanti.
E’ facile innamorarsi di Firenze. Basta lasciarsi abbracciare.
Ed e’ proprio li’ che sono tornato da “straniero” per motivi di lavoro. Come un bimbo che i genitori portano al Luna Park per la prima volta, mi sono visto riflesso ed immobile sotto alla targa che cita “Palazzo Spini Feroni” rinominato anche Palazzo Ferragamo e locato all’inizio di corso Tornabuoni ( La via più famosa per i negozi di lusso ). Era accaduto tutto cosi’ in fretta che non avevo avuto tempo di realizzare. Ma ora ero li’. E come le centinaia di volte vissute sulla griglia di partenza di una gara di ciclismo, sentivo quel timore e quella sensazione di non poter dare tutto,di non essere all’altezza. Il vestito era giusto ? Come si può essere “abbastanza” ben vestiti,varcando la soglia di un’icona mondiale della moda ed entrando In un palazzo storico, comprato da Salvatore Ferragamo nel 1938, e nel quale la famiglia ha vissuto e lavorato fino ad oggi?
Presi il mio trolley e varcai la soglia presentandomi alla persona che mi accolse la quale mi chiamo’ la manager per farmi accompagnare nella parte privata del palazzo.
Camminavo e pensavo “Speriamo che la stanza decisa sia luminosa abbastanza e che abbia una buona angolazione per sfruttare la luce della finestra… ho 30 minuti di tempo ed ho con me solo una macchina fotografica e due lenti…” ( Spesso non porto volutamente troppe cose con me, specialmente quando voglio concentrarmi su di un ritratto ben preciso ). Arrivati al piano piu’ alto la Manager mi stupi’ chiedendomi con tono gentile: “Questo piano e’ a sua disposizione per lo shooting, mi dica pure quale stanza preferisce usare per la luce e l’arredo e quando e’ pronto le chiamo il Sig. James Ferragamo per le foto”. Mi presi 5 minuti per guardarmi intorno ( ed anche in alto ) I muri e le stanze erano pieni di affreschi e dipinti di una bellezza disarmante ! Tirai un bel respiro,chiesi un bicchiere d’acqua e con voce ( piu’ o meno ) decisa dissi: “Questa e’ la stanza che avrei scelto”
Era perfetta! La luce entrava da una maestosa finestra, illuminando la stanza proprio nell’angolo dove avrei voluto scattare. Qualche minuto dopo entrarono nella stanza il giornalista con cui avrei collaborato ( Jonathan Lobban ) ed il Sig James Ferragamo. L’intervista inizio’ ed io approfittai per fare qualche test. Venne il mio turno e le 4/5 foto che avevo immaginato si trasformarono in files in circa 15 minuti, al termine dei quali, ci fu’ un breve scambio di parole con il Sig. James. Di cosa parlammo ? Di ciclismo,di Kite Surf e della Toscana.
Il giorno dopo inviai le foto alla rivista Wish, la quale mi aveva commissionato il lavoro e la pressione, sapendo che tutti erano felici con il mio lavoro, lascio’ di nuovo spazio all’euforia e ad una considerazione non scontata.
Lavorare in situazioni di questo tipo mette sicuramente sotto pressione ( almeno per quello che mi riguarda ) ma, chi ti circonda, ti tratta da professionista. E’ questa la grande differenza! Ognuno si aspetta che tu faccia il tuo lavoro e non si permetterà mai di dispensare consigli e suggerimenti. L’ufficio stampa chiede un tuo portfolio digitale per vedere i tuoi lavori prima del lavoro e se vieni accettato vuol dire che non c’e’ da parlare di niente altro.
Per chi volesse, questo e’ il Link del mensile Wish ( The Australian ) dove vedere l’intervista e le foto.
Un saluto a tutti,
Marco